...Tesori dal relitto dell’Incredibile, ovvero quando la fantasia crea la realtà.

 

 

di Mila Di Francesco

Treasures from the Wreck of the Unbelievable

 

Damien Hirst - Testa di Medusa

 

Questa estate, a Venezia, oltre i fasti della Biennale, c’è una sontuosa mostra dedicata a Damien Hirst, un artista inglese di 52 anni; François Pinault gli ha messo a disposizione le due prestigiose sedi di Palazzo Grassi e di Punta della Dogana, che, fino al 3 dicembre, ospiteranno opere realizzate in nove anni di lavoro e quattro mesi di allestimento.
Sono esposti oggetti che facevano parte di una collezione, appartenuta ad uno schiavo liberato – Aulus Calidium Amotan, vissuto tra I e II sec. d.C. – e trasportata su una nave – Apistos (in greco, Incredibile) – che fece naufragio al largo delle coste africane. Nel 2008 il relitto fu ritrovato per caso da alcuni sub e recuperato.
Ma….è la verità o la fantasia dell’artista si è spinta fino a rendere verosimile un assunto di base assolutamente immaginario?
In mostra troviamo opere di grandi e grandissime dimensioni, altre piccolissime, molte coperte da conchiglie, coralli e incrostazioni marine, che ne confermerebbero la prolungata giacenza in fondo al mare; ma anche pannelli video che ne testimoniano il ritrovamento e le operazioni di salvataggio.
Il percorso espositivo, costituito da statue, gruppi scultorei, armi, gioielli, spazia dalla cultura dell’antico Egitto a quella greca e romana, non manca qualche citazione relativa al buddismo; c’è la ricerca di un antico mitologico, a volte tradotto in forme più vicine a noi; qualche divinità femminile ha le forme di una Barbie nuda e affascinante, perfetta nelle proporzioni, icona di bellezza del nuovo millennio.
Però si rimane sorpresi – ho pensato di non aver capito – di fronte alla scultura dell’uomo (l’artista stesso) che tiene per mano Mickey Mouse!
E’ l’estrema prova della capacità dell’Arte di fingere, tutta la mostra si fonda sulla finzione, e lo fa con figure assolutamente realistiche, l’orso monumentale di bronzo, al piano terra di Punta della Dogana, impressiona per la precisione dei particolari, per la finezza nella resa del pelo dell’animale.
Il visitatore si sente affascinato, pur mantenendo un “ragionevole dubbio”, dall’immenso sforzo che ha comportato un’operazione come questa, non deve essere stato semplice né facile realizzare circa duecento opere, alcune in bronzo, altre in marmo, anche se con tanti collaboratori; ma soprattutto il fascino della mostra sta nel lavoro di progettazione e di coordinamento di tanto materiale, direi di un’idea così folle; a Palazzo Grassi una sala è dedicata a disegni (forse) preparatori, ed è piacevole scoprire qualche riferimento a Leonardo. Emblema della mostra è la testa di Medusa in malachite, drammatica e preziosa.

Damien Hirst si era fatto conoscere per aver esposto uno squalo in formaldeide, poi per il teschio in platino con 8601 diamanti, non deve meravigliare se ha creato non un’opera, ma un intero racconto per immagini, che fa riflettere sulla natura del vero e sulla sua rappresentazione. L’artista stesso ha detto “tutto sta in quel che volete credere”.

I commenti su questa mostra non sono unanimi, qualcuno è molto negativo, non resta che giudicare di persona.